C’era una volta… a Roma
Una città cosmopolita che per la sua immensa e variegata offerta può disorientare il turista alla ricerca di un’esperienza ricca di autenticità. Ecco allora la nostra passeggiata tra i rioni del centro storico, sbirciando nella botteghe degli artigiani, mangiando come “noantri” fra tradizioni, miti, leggende
C’era una volta Roma, quella, dove passeggiando per i rioni del centro storico ti capitava di assistere alle conversazioni di vecchiette affacciate alla finestra che – fra i panni colorati stesi al sole, a dipinger l’aria di quei vicoli stretti e bui – si raccontavano, per esempio, del pranzo appena consumato: “Du’ fascioli co’ le cotiche e coda a la vaccinara”. E dalla strada il commento dei passanti: “Se magnerebbero puro er ripieno de le budella!”.
Maritozzo a colazione
Iniziare la giornata con il tradizionale maritozzo, panino dolce dall’impasto lievitato – la cui origine pare risalirebbe all’Impero romano – imbottito di panna fresca e abbondante da sporcarsi il naso, è un rituale al quale non ci si può sottrarre anche per l’atmosfera che si respira nei bar della capitale. I baristi romani sono i più pazienti al mondo. Solo qui si trovano tante varianti di caffè e cappuccino. E ti viene servito pure con un sorriso, o un cuore se sei particolarmente bella o simpatica, scalfito sulla schiuma, spesso accompagnato da una battuta. I maritozzi si trovano in tutti i bar della città ma fra i più buoni ci sono quelli della Pasticceria Regoli in via dello Statuto 60, a due passi da Santa Maria Maggiore, gestita dalla famiglia Regoli dal 1916. Qui si producono dolci artigianali seguendo le più antiche ricette. Se poi vi venisse la voglia notturna di maritozzo, seguendo la tradizione dei giovani romani lo potrete gustare, dalle 22 in poi, allo storico Maritozzaro in via Ettore Lolli a Trastevere.
Le strade dei mestieri
Le botteghe artigiane hanno rappresentato un pezzo importante del tessuto storico e sociale della città tanto da battezzare numerose strade. Come via dei Coronari che si deve agli artigiani e venditori di rosari e immagine sacre: era infatti passaggio di pellegrini diretti a San Pietro e solo dopo la seconda guerra mondiale le botteghe vennero rimpiazzate dai negozi di antiquario che le valsero anche il nome di via degli antiquari. Intorno a Campo de Fiori, da sempre importante centro commerciale, via Chiavari testimonia un passato di artigiani di chiavi e serrature; in via dei Cappellari si facevano cappelli, in Via dei Baullari si lavorava il cuoi per i bauli, mentre gli artigiani di gipponi (corpetti), i gipponari, diedero il nome a via de Giubbonari. Tra Campo De Fiori e Piazza Navona, via dei Sediari ricorda le botteghe dove si impagliavano le sedie. Le botteghe storiche del Parione, Ponte e Regola rappresentano un patrimonio storico, pezzi di vita da tutelare. Restauratori, orafi, doratori, mosaicisti, sarti, falegnami, intarsiatori, ricamatrici, tappezzieri, liutai, impagliatori, ceramisti, calzolai, fabbri, rilegatori, tipografi; artigiani e storiche botteghe stanno scomparendo. Artigiano pare fosse pure Pasquino, la cui statua “parlante” è addossata all’angolo di palazzo Braschi, in Piazza di Pasquino (Rione Parione) già piazza di Parione frequentata da librai e scrittori tanto che ebbe pure il nome di piazza dei Librai. Pasquino si dice fosse un barbiere o un ciabattino del rione, conosciuto per una certa vena satirica, indirizzata prevalentemente ai detentori del potere dell’epoca (XVI secolo). Le pasquinate – messaggi lasciati ai piedi della statua – continuano ancora oggi a raccontare e a rappresentare una forma di denuncia da parte dei cittadini.
Andar per botteghe
Al civico 46 di via del Teatro Valle si trova ancora un impagliatore di sedie, un artigiano che lavora anche giunco, midollo e bambù per fare pure cesti di ogni misura. A via dei Chiavari, seguendo l’odore del cuoio, è possibile assistere alla creazione di nuovi modelli e alla rifinitura di oggetti in pelle, all’interno della bottega Ibiz, nella quale Elisa Nepi porta avanti la tradizione artigianale con la sua famiglia. Il cuoio è selezionato dagli stessi proprietari nelle concerie toscane e di Arzignano. Restando nei paraggi, a via del Pellegrino, al piccolo lab-store Pas Vù, le abili mani della titolare e artigiana Patrizia lavorano la pelle creando pezzi unici e collezioni limitate di bijoux e originali borse e articoli vari.
Nella stessa via, Giuncart, bottega storica di Roma, è un laboratorio e punto vendita fondato dall’impagliatore Mario Giovagnoli e diretto dal figlio Umberto. All’interno tra antichi e nuovi arnesi del mestiere si eseguono lavori anche di restauro, in giunco e midollino, impagliatura sedie, vendita di oggettistica in paglia, borse e cappelli. E non si può resistere alla tentazione di fermarsi a via della Stelletta 20, da Fefè Aldo, l’Antica E Premiata Legatoria Di Libri E Affini Fondata nel 1932 - Negozio Storico, c’è scritto all’ingresso. Qui prendono vita da colla, carte e tessuti colorati: scatole, album, cornici, porta oggetti molto originali, anche personalizzati e si rilegano libri con macchinari d’epoca. A via dei Cappellari, al civico 11, c’è il negozio-laboratorio Picta Ceramiche dove si può vedere l’artista Marina Graziana mentre realizza porcellane dipinte a mano molto originali e dal design moderno. E se all’improvviso vi venisse fame, allora vi suggeriamo una sosta al vicino e storico Forno Campo de’ Fiori, simbolo da oltre duecento anni della tradizione e cultura dei panificatori romani. Da più di trent’anni Mario, Dino e successivamente Fabrizio, con la loro esperienza e all’insegna della tradizione, deliziano i palati con pane, pizza e specialità dolciarie assolutamente da provare. Non si può lasciare Roma senza aver assaggiato la pizza bianca, magari farcita.
Antichi sapori
La cucina romana è una cucina povera, fatta con ingredienti semplici che spesso venivano anche considerati di scarto. Ma soprattutto mette a dura prova il vostro stomaco. I grandi classici della cucina romana, dal carciofo alla giudia ai filetti di baccalà pastellati e fritti, dai tonnarelli cacio e pepe alla coda alla vaccinara, li potete gustare, insieme a tante altre specialità, nell’atmosfera retrò dell’Osteria dei Cappellari nell’omonima via. All’interno, a rendere omaggio ai cappelai: bombette e cilindri appesi ovunque e a mo’ di lampade. Cucina e atmosfera da bujaccari romani le trovate all’Osteria dell’Angelo al Trionfale presente anche nella Guida Slow Food. Il titolare, Angelo Croce, ha un passato da rugbista che rivive nell’arredo del locale fra magliette autografate, foto e cimeli. Qui la lingua ufficiale è il romanesco. Sui tavoli di marmo, apparecchiati in modo spartano, si alternano: minestra di broccoli in brodo di arzilla, rigatoni col sugo di coda, alla gricia, amatriciana o carbonara, cacio e pepe con tonnarelli fatti in casa, gnocchi con il sugo di spuntature di vitella, spezzatino alla picchiapò, coniglio alla cacciatora, trippa, contorni di puntarelle in salsa di alici, cicoria ripassata, carciofo alla romana. Solo per citare qualche esempio.
Questo articolo fa parte dell'ampio focus dedicato a Roma che è stato pubblicato su MasterMeeting 11-12/2018, un progetto al quale hanno aderito le strutture di cui segnaliamo le schede della nostra Directory Excellent. Per maggiori informazioni, basta cliccare su dettagli per procedere alla consultazione: