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2019

Quando i luoghi si raccontano. Stefano Rolando e il futuro del Festival delle città narranti

Dopo il successo dell’edizione “zero” del festival a Maratea, il suo ideatore ci spiega perché le città e i territori hanno bisogno di narrazione 

Festival delle città narranti_1

Prima del marketing e degli slogan pubblicitari, i luoghi, le città e i territori devono riconoscere la propria identità in evoluzione. E riportarla al mondo come “narrazione di narrazioni”. Di questa necessità impellente, dell’urgenza di guardare a questi collettori di patrimoni, ambientali e culturali, materiali e immateriali, come a una fonte preziosa di racconto ce ne ha parlato Stefano Rolando, presidente di Fondazione Nitti e direttore dell’Osservatorio Public Branding IULM, oltre che ideatore del Festival delle città narranti assieme a Paolo Verri, direttore della Fondazione “Matera Basilicata 2019.

La prima edizione sperimentale di questo evento, che ha dato voce all’esperienza di Matera Capitale Europea della Cultura e a quella di altre città europee che hanno saputo reinventarsi e raccontarsi, si è svolta a fine ottobre, nella cornice affascinante di Villa Nitti sulla baia di Maratea, come una sorta di laboratorio per studiare il futuro di un festival che potrà essere esso stesso luogo di narrazione per le Capitali Europee della Cultura e di promozione culturale delle città del Mediterraneo meridionale e orientale. Per costruire un sistema di pace e offrire a territori sofferenti la loro unica via di uscita: quella del rapporto tra territorio e cultura.

Raccontare le differenze

“Il festival nasce da una lunga esperienza attorno al tema dell’identità nazionale e territoriale”, ci ha detto Stefano Rolando. “Ci sono territori e città che aderiscono all’immagine dell’Italia quale “bel giardino”: dal Monferrato alla Costiera Amalfitana, dalle Dolomiti alla piana di Agrigento. Ma un pezzo di Italia ha operato, al contrario, per distinguersi su altri parametri e tracce identitarie, Milano in testa”. La città lombarda, infatti, negli scorsi anni si è interrogata su come tornare a raccontarsi. E ha colto, nella preparazione all’EXPO 2015, l’occasione per ridefinirsi narrativamente come una città che era cambiata. “Proprio da questa esperienza milanese è emersa l’esigenza di trovare e definire un luogo per chi si occupa di questa trasformazione nella disciplina della comunicazione pubblica, un luogo per essere informati e per dar vita a un dibattito pubblico”, ha continuato Rolando che nel 2012-2013 è stato presidente del Comitato Brand Milano. “Non stiamo parlando di fare marketing, ma branding: di ciò che viene prima, dell’identità in evoluzione rispetto al patrimonio simbolico collettivo che muta nel tempo e di come venga raccontato. Per questa materia, per raccontare i luoghi c’è bisogno di nuove figure professionali, c’è bisogno di sconfinamento, sperimentazione e interconnessione”.

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