Airbnb come fattore stimolante per il settore dell’ospitalità, non come competitor.
Una recente ricerca STR evidenzia che gli alberghi in 13 mercati internazionali (Barcellona, Boston, Londra, Los Angeles, Città del Messico, Miami, New Orleans, Parigi, San Francisco, Seattle, Sydney, Tokyo e Washington) tra il 2013 e il 2016 hanno consolidato la propria performance in termini di prezzo medio camera e tasso di occupazione nonostante la crescita esponenziale di Airbnb, ormai uno dei più grandi player nel settore dell’ospitalità mondiale.
Secondo Jan Freitag, Senior Vice President STR, con l’arrivo di Airbnb sul mercato anche il settore alberghiero potrebbe godere di un numero crescente di viaggiatori, stimolati da Airbnb, ma non sempre interessati alla sua proposta di alloggio originale, con servizi artigianali e comfort non standard. D’altra parte secondo i dati STR, il 50% delle camere vendute da Airbnb sono per soggiorni lunghi, di sette o più notti, cosa che lo mette in diretta competizione con gli alberghi specializzati in extended stay o con i moderni centri vacanze e resort.
Uno dei risultati più interessanti della ricerca riguarda il tasso di occupazione camere che negli alberghi è sempre più alto che negli alloggi proposti dalla piattaforma Airbnb. A San Francisco, per esempio, la Room Occupancy media nell’arco temporale analizzato è stata pari all’84,6% (la terza percentuale più alta tra i 13 mercati monitorati), quella negli alloggi di Airbnb si è fermata al 51,8% (anche in questo caso il terzo mercato più alto). Tutto indica che l’occupazione di Airbnb è più alta nei mercati in cui anche l’occupazione degli hotel è più alta, Airbnb in sostanza accoglie la domanda incrementale, quella che si rivolge ad Airbnb principalmente per motivi di prezzo.
La differenza tra le due offerte resta evidente, secondo Freitag, non solo in termini di prezzi, ma anche e soprattutto in termini di servizi e comfort. Anche per questo molti sostengono che Airbnb e OTA possano tranquillamente coesistere.
Gli hotel, d’altra parte, per non subire la concorrenza di Airbnb, devono posizionarsi in un segmento di mercato medio-alto, offrendo comfort e servizi migliori, più generosi e qualitativi. Dal nostro punto di vista, gli hotel hanno sempre più bisogno di consigli di management e di marketing, per presentarsi sul mercato con servizi e comfort molto più personalizzati di quello che succede adesso!
Ovviamente la competizione deve prevedere, e questo è compito della pubblica amministrazione, le medesime regole per entrambi: dalla sicurezza all’igiene, dalle assicurazioni al fisco. Le normative devono essere applicate in modo coerente negli hotel, nei residence, nei bed & breakfast e contemporaneamente nel settore della sharing economy (Airbnb e tanti altri).
Se in Italia è difficile farlo in altre nazioni appare addirittura impossibile.
Resta comunque il fatto, e gli analisti di STR lo sottolineano con forza, che il tipico cliente d’hotel ha un profilo profondamente diverso dal fruitore di Airbnb dal momento che ricerca solidità, sicurezza, comfort e un’esperienza di ospitalità e accoglienza che Airbnb non è in grado di fornire. Questo però non alleggerisce la preoccupazione degli albergatori di tutto il mondo, dal momento che la presenza di Airbnb è piuttosto ingombrante.
Noi siamo sul pezzo da mesi e per ora la parola d’ordine è “adeguarsi”.