Negli ultimi anni la “vocazione” di Venezia per l’ospitalità è apparsa sempre più evidente e ora la città fa di tutto per favorire gli investimenti nel settore ricettivo. Vittorio Gregotti, architetto di fama internazionale, ritiene che lo sviluppo turistico sia irreversibile e che Venezia sia destinata, grazie al suo appeal, a diventare un grande centro alberghiero. Man mano che il numero di residenti si riduce e quello dei turisti aumenta, è facile constatare che decine di edifici, case, palazzi e palazzetti si sono trasformati e si stanno trasformando in alberghi. Il trend si è allargato a macchia d’olio agli alloggi privati sempre più utilizzati come bed & breakfast e appartamenti turistici. Sono gli stessi albergatori ad evidenziare gli eccessi di crescita e a chiedere di rallentare l’apertura di nuove strutture ricettive. Le autorità dicono che non tratta di overbuilding, ma di risanamenti e ristrutturazioni per cui è difficile fermare questo processo. Negli ultimi 5 anni gli hotel sono passati da 387 a 401. Sono aumentati ovviamente gli hotel a 5 stelle che ora sono 18 con quasi 2.500 camere ma anche i 4 stelle (112 alberghi per 7.150 camere) e i 3 stelle (residence compresi) diventati 177 per un totale di 4.720 camere. A questa si aggiunge l’offerta extralberghiera di cui in Italia nessuno conosce veramente i numeri e che, ufficialmente, a Venezia, si presenta con 20.500 letti tra bed & breakfast, affittacamere, appartamenti turistici registrati alla Camera di Commercio. Basti dire, a supporto del “non sappiamo” che a Venezia città ci sono quasi 4.000 camere solo sulla piattaforma Airbnb per circa 7.200 posti letto. Ci vuol poco per capire che i numeri reali dell’ospitalità veneziana sono altri.
Stando ai parametri nazionali dell’Istituto di Statistica, che ammette che alla statistica sfugge oltre il 50% del movimento turistico italiano, si evince che Venezia è la città più cara, più ambita e più desiderata e che non può permettersi una crescita di tipo industriale. Venezia è un teatro, e i teatri raramente aumentano la capienza. La trasformazione in alberghi di palazzi disabitati e inutilizzati diventa però un salvataggio dal degrado urbano, l’importante è che l’ospitalità aggiunta sia alta di tono e di atmosfera, in due parole “di lusso”.
La minaccia, a nostro avviso, non è l’espansione dell’ospitalità rigorosamente alberghiera in palazzi storici. Ben vengano i cinque stelle come l’Aman Hotel realizzato trasformando Palazzo Papadopoli (ex Provveditorato agli Studi e del Cnr risalente al XVI secolo) o come Ca’ Sagredo, luxury hotel ricavato da un palazzo del XV secolo già monumento nazionale ed ex sede Enel, che conserva al suo interno opere d’arte di grande valore. E speriamo anche che sia a 5 stelle l’albergo che nascerà a Ca’ Nani Mocenigo, ex proprietà di Ca’ Foscari.
Tutto questo per dire che investire a Venezia non è mai sbagliato. Per ora la città fa di tutto per non attirare i visitatori quindi ha potenziali incredibili anche senza i crocieristi. È una città turistica irripetibile, è un palcoscenico che non ha bisogno di promuoversi, una location che riverbera positivamente sull’ospitalità tradizionale e che si conferma destinazione eccellente per fondi d’investimento e investitori privati. Venezia è una location nella quale investire conviene sempre.