Una “destinazione” sul Lago Maggiore
A tu per tu con Andrea Zacchera, congress and sales manager di un Gruppo alberghiero che rappresenta il complesso turistico più ampio e completo di tutto il Lago Maggiore. Portavoce per Master Meeting di una storia di famiglia che vanta centocinquant’anni di tradizione alberghiera, coltivati con passione, professionalità e dedizione
C’era una volta una piccola osteria affacciata sulle sponde del lago... La storia del Gruppo Zacchera Hotels potrebbe iniziare con toni quasi da favola. Di passi ne sono stati fatti tanti, infatti, da quando il capostipite della famiglia aprì quella piccola osteria per viandanti quasi centocinquant’anni fa. Oggi il Gruppo, con un Grand Hotel a Stresa, il Bristol, e uno a Baveno, il Dino, due alberghi 4 stelle, il Simplon e lo Splendid, un Residence, il Carl&Do e il Lago Maggiore Adventure Park, si posiziona come il maggiore complesso turistico del Verbano. Il settore congressuale, oggi, per questa impresa di famiglia rappresenta il “40% del business con una crescita pressoché costante” come afferma Andrea Zacchera, congress and sales manager del Gruppo, nell’intervista che ha rilasciato per noi.
Come si è chiuso il 2015 per il Mice? L’Expo ha lasciato un’impronta importante?
«Siamo molto soddisfatti del 2015. Indubbiamente l’Esposizione ha contribuito molto ai risultati positivi della stagione, soprattutto nel mondo congressuale. In particolare, l’evento global di Coca Cola, che ha scelto il nostro Grand Hotel Dino come suo head quarter, ha fatto da traino per altri importanti eventi sul territorio. Il leisure, invece, ha tratto poco, per non dire alcun vantaggio».
Come sta andando il 2016?
«Sembra promettente, ma la conferma l’avremo, come sempre, a fine anno, perché tutto il mercato, ormai, si muove last minute».
Possiamo azzardarci a dire che stiamo uscendo dalla crisi?
«Mi duole dirlo, ma penso che l’uscita sia ancora lontana. Siamo legati alla ripresa dell’economia mondiale non c’è dubbio. E per noi della Zacchera Hotels questo vale ancora di più, se si pensa che ben il 93% del nostro mercato è internazionale».
Facciamo un salto nel passato: oltre un secolo di tradizione alberghiera, ci racconti i primi passi.
«La nostra storia nell’hotellerie inizia per la precisione nel 1873, quando il nostro avo Francesco Zacchera decide di aprire l’Osteria milanese. Francesco si mosse da vero pioniere, in quanto Stresa, Baveno e le altre perle del lago Maggiore richiamavano già viaggiatori da tutta Europa ma le infrastrutture turistiche erano ancora in gran parte di là da venire. Presto l’Osteria si trasforma in Locanda Italia e più avanti diventerà l’elegante Hotel Splendid. Nel corso degli anni quattro generazioni di Zacchera si prendono cura dell’eredità del capostipite portando avanti e facendo evolvere una cultura dell’accoglienza che si è concretizzata nel primo gruppo alberghiero sul lago Maggiore, uno dei principali in Italia».
Il Lago al centro di tutto, dunque. Può dirci un ricordo della sua infanzia legato a queste acque?
«Il nostro legame con il territorio è fortissimo. Come dire, il Lago Maggiore ce lo abbiamo nel Dna. I ricordi sono tanti, quindi. Di certo quello più vivo e sentito è quello in cui, da piccolo, giravo tra i tavoli dei clienti con piatti di portata troppo grandi per le mie mani da bambino, con lo sfondo delle acque tranquille del lago».
Ci può raccontare il suo percorso di formazione?
«Dobbiamo andare agli “albori”, mi verrebbe da dire. Perché, come ho detto prima, già a 5 anni ero in sala con i miei fratelli, di poco più grandi di me. Poi sono arrivate le scuole professionali, perché un diploma ci vuole, ma la gavetta alberghiera è stata lunga e variegata. Mio padre, negli alberghi, ci faceva fare di tutto. Così passavamo dal lavoro in sala alla cucina a pelare patate, dalla manutenzione della piscina al front desk. E senza fare tante storie. A 19 anni mi ha affidato la parte congressuale degli hotel. Ricordo ancora il mio primo contratto firmato a quell’età. Si trattava della presentazione di un’auto di un’importante casa automobilistica svedese: 5.000 i partecipanti. Una grandissima emozione».
Che cosa significa far parte di una famiglia che ha fatto dell’ospitalità la propria vocazione?
«Tanto, tutto. E continuare a essere ospitali è un must per ciascuno noi. È la certezza di non tradire chi è venuto prima di noi, su tutti mio papà Carlo».
Torniamo al Lago. Il claim del gruppo Zacchera è “una Destinazione nella Destinazione (il Lago Maggiore)”, perché?
“Perché la Zacchera Hotels, così ricca nelle sue proposte è, essa stessa, una destinazione. Tutte le nostre strutture guardano le sponde del lago, immerse in lussureggianti giardini ombreggiati da alberi secolari. Ciascuna offre la garanzia della vera ospitalità italiana con un servizio dedicato e unico, maturato in quasi centocinquant’anni di tradizione alberghiera. Siamo una catena con un cuore tutto italiano e che conserva ancora una dimensione familiare fortemente legata al contesto.
Che cosa significa, dunque, vivere l’ospitalità del brand Zacchera?
«Sentirsi a casa propria. Questa è l’ospitalità nella quale crediamo. E alla quale puntiamo».
I tratti distintivi di ciascun hotel?
«Parto dal Grand Hotel Dino a Baveno: la sua cifra è il Mice, mercato per il quale è stato costruito e studiato nel dettaglio. A Stresa c’è il Grand Hotel Bristol nato, invece, per soddisfare il mercato leisure. Torniamo a Baveno e ci immergiamo nel grande parco dell’Hotel Simplon, che ospita piante secolari. Qui il relax è di casa. Infine, grande charme all’Hotel Splendid. L’albergo ideale per chi sogna soggiorni ed eventi esclusivi».
Perché scegliere un hotel Zacchera per il proprio evento o viaggio di lavoro?
«Perché siamo efficienti, cordiali, pronti a soddisfare le esigenze dei nostri clienti. E, aggiungerei, sempre sul pezzo. La concorrenza è tanta e gli ospiti stranieri ci impongono continui ammodernamenti».
L’evento più importante ospitato dal Gruppo e di cui lei conserva un ricordo particolarmente sentito?
«Oltre a quello di Coca Cola, che ha comportato un anno e mezzo di preparazione per due settimane di presenza – e questo la dice lunga sulla complessità dell’avvenimento – quest’anno abbiamo avuto un evento davvero particolare, quello del Group M. In cinque giorni hanno messo in campo sette eventi di stampo internazionale, tutti in contemporanea, distribuiti in 40 sale. Solo nel finale, gli oltre 800 partecipanti si sono riuniti in un unico evento».
Novità?
«Abbiamo appena concluso una serie di ristrutturazioni e lanci importanti, tra cui il nuovo e gettonatissimo ristorante Last Hall, che propone i piatti tipici della tradizione piemontese, con ingredienti rigorosamente a km zero, e ora ci godiamo per un po’ i frutti di questi investimenti».
Parliamo di Andrea “viaggiatore”: quale potrebbe essere la sua meta ideale per una vacanza?
«Escluso il Lago Maggiore? Senza dubbio la Patagonia cilena, per il grande senso di libertà che si respira. E la vastità degli spazi. Sensazioni che ho provato anche alle Maldive, un’altra delle mie destinazioni preferite».
Con quali criteri sceglie la propria destinazione e che cosa si aspetta in termini di accoglienza da un hotel in cui si trova a soggiornare?
«Cerco sempre una meta che abbia una storia da raccontare, che sia lontana dal caos, che mi aiuti a scaricare la tensione accumulata nei mesi di lavoro, che per noi sono davvero intensi. Per quanto riguarda l’hotel, la cura nei dettagli, il rispetto per la privacy e la gentilezza del personale sono le tre cose che cerco e che mi aspetto. E poi la cucina. Da vero goloso, mi piace mangiare bene».
Qual è il peggior difetto di un hotel? E qual è invece la cosa che ha apprezzato di più in un hotel durante i suoi viaggi di lavoro/vacanza?
«La sporcizia e la sciatteria, i difetti. L’eleganza e l’accoglienza, i pregi. Dove, per eleganza, non intendo il lusso, ma la semplicità. A me piacciono le cose semplici, senza tanti fronzoli. Qualità che apprezzo anche nelle persone».
Che cosa mette in valigia prima di partire? Che cosa, invece, lascia assolutamente a casa?
«L’indispensabile. Poche cose, solo quelle che servono per davvero. Il resto, tutto a casa. Come dire, viaggio light, non mi piace il superfluo. Nei viaggi come nella vita».
Una passione nel suo tempo libero?
«Adoro la montagna. È il posto che amo di più. Così in inverno, appena chiudiamo gli hotel, non ce n’è per nessuno, si va tutti per monti».