Quello dell’attenzione all’ambiente resta un trend centrale nello sviluppo del futuro della meeting industry. Ecco perché i centri congressi dovranno badarci sempre di più...
Che mesi saranno quelli prossimi per il business travel? Secondo una recente indagine di Carlson Wagonlit Travel, multinazionale specializzata nella gestione dei viaggi d’affari, le aziende svilupperanno nuove tecnologie e metodi di lavoro innanzitutto con l’obiettivo di migliorare la soddisfazione dei propri collaboratori in trasferta. «I travel manager ci hanno detto forte e chiaro», spiega David Moran, executive vice president Carlson Wagonlit Travel, «che l’esperienza del viaggiatore avrà un ruolo sempre più importante nella gestione del travel. Che si tratti di informazioni proattive sulla destinazione, di aiuto in caso di emergenza, dell’accesso multicanale o di servizi personalizzati, tutto sarà progettato per offrire ai viaggiatori una migliore esperienza in ogni fase del viaggio». Queste le prime conclusioni scaturite dallo studio “Travel Trends, Program Priorities”, condotto su oltre 1.000 travel manager in tutto il mondo, white paper tematici, case study di clienti e ricerche aggiuntive per dare ai travel manager una panoramica completa per l’anno a venire.
Top priorities
Ma c’è di più. Infatti, andando più nello specifico ad analizzare la classifica che lo studio ha realizzato per segnalare le dieci principali priorità si vede come spicchino tra le altre quella legata a “Safety & Security”, con l’80% dei voti, e quella legata a “Impatto ambientale”, con il 35%. Due tematiche già di per sé molto interessanti che rientrano in una macro-area, ancora più degna di attenzione, definita “Viaggiare in modo responsabile”. Questo perché, spiega la survey, oggigiorno le aziende, di fronte alle crescenti problematiche globali, non ultima quella legata all’inquinamento e alla sensibilità ambientale, hanno deciso di prendere seri provvedimenti per garantire la sicurezza e l’assistenza ai propri viaggiatori, considerando anche i rischi legati ai servizi della “sharing economy” che ancora non offrono sufficienti garanzie (come gli alloggi privati e il car sharing). Proprio per questo è anche previsto che crescerà parallelamente l’attenzione alla sostenibilità ambientale e sociale dei viaggi, percepita come sempre più importante anche nel comparto dei viaggi d’affari, sia dai travel manager sia dai viaggiatori. «Se le aziende cercano di rendere più semplice la vita dei viaggiatori», aggiunge David Moran, «anche il ruolo delle Travel Management Company sta evolvendo da fornitori di servizi di viaggio a consulenti in grado di suggerire soluzioni e consigli su una serie di argomenti cruciali, come quello legato alla sostenibilità ambientale».
Best practise internazionali
Insomma, migliorare e semplificare la vita dei business travellers e di conseguenza aumentare la qualità ambientale di una location per eventi sono temi che andranno sempre più di pari passo. Già oggi, il fatto che una location adotti misure particolari per contenere l’impatto ambientale delle proprie attività è una discriminante di scelta per l’organizzatore di un evento, e in quanto tale non è più solo la dimostrazione di un maggiore impegno etico volto a ridurre gli sprechi ma anche un valido argomento di marketing capace di migliorare la reputation di una sede. Riguardo alle performance di sostenibilità dei centri congressi a livello globale la Società americana di consulenza Greenview ha stilato il “Green Venue Report” evidenziando tra le best practices 30 grandi centri congressi in grado di accogliere complessivamente circa 10mila eventi l’anno per un totale di circa 36 milioni di partecipanti. La maggior parte delle strutture considerate si trova in Usa e Canada, ma figurano anche due centri congressi cinesi, uno di Singapore, uno di Nairobi e uno europeo, l’olandese Amsterdam RAI. Molto interessante analizzare nel dettaglio i risultati, anche perché lo studio non valuta il grado di sostenibilità di ogni singolo centro congressi, ma riporta i dati aggregati di performance relativi alle diverse misure o azioni che concorrono a determinarne i parametri di sostenibilità. Pratica importante, perché, in questo modo, l’indagine offre, sia ai centri congressi che agli organizzatori di eventi, un parametro oggettivo di riferimento per le performance future. Il primo benchmark fa riferimento alle risorse impiegate per “creare sostenibilità” : qui i centri congressuali studiati eccellono poiché il 70% di loro ha un “sustainability manager”, cioè una persona interna dedicata a implementare e coordinare le azioni di sostenibilità, che, in tre quarti dei casi, ha titoli o certificazioni professionali specifici. «Avere una persona dedicata», spiegano gli esperti di Greenview, «è già, di per sé, un indicatore di performance molto forte. Se poi si aggiunge che una percentuale ancora più alta di location estere (il 77%) addirittura si è dotato di un “green team” – persone che lavorano in diversi dipartimenti ma il cui compito è informare e coinvolgere tutti i dipendenti nei programmi di riduzione dell’impatto ambientale – si capisce come in Italia i passi da fare in questa direzione siano ancora tanti. E se qualcuno pensa che queste risorse dedicate alla sostenibilità siano troppe, ecco un altro dato: il 27% dei centri congressi analizzati ha ricevuto dai clienti richieste precise di informazioni sulle proprie iniziative di sostenibilità (+7% rispetto al 2013). Sempre e proprio per lo stesso motivo non sorprende quindi che ben l’86% delle strutture studiate abbia personale commerciale e operativo preparato sul tema e pronto a rispondere alle domande e alle richieste dei clienti.
Figli di un “dio green”
Le best practices dei centri congressi studiati, è importante sottolinearlo, non si fermano tra “le mura” della location. L’85% dei luoghi per eventi analizzati ad esempio aderisce ai programmi o alle iniziative di sostenibilità messe in campo dalle città, province o regioni di appartenenza. Si consideri inoltre che ben l’80% dei centri congressi presi in esame dona regolarmente il cibo non consumato durante gli eventi agli enti caritatevoli locali. Numeri che impressionano in positivo: le 30 strutture che hanno preso parte all’indagine hanno donato complessivamente 630 tonnellate di cibo pari a circa 1,4 milioni di pasti. D’altro canto la media dei rifiuti che sono riciclati è del 52%, percentuale che può apparire inferiore alle aspettative, ma solo a causa del basso tasso di riciclabilità delle moquette e dei materiali di costruzione utilizzati per fiere ed esposizioni. Per contro, il 76% della spesa per prodotti di pulizia è destinata all’acquisto di prodotti certificati come sostenibili. Senza contare che ben il 93% dei centri congressi è in grado di fornire dati annuali sulla propria produzione di rifiuti, l’86% sul consumo di energia e il 90% sul consumo d’acqua. Per quanto riguarda invece la misurazione dell'impatto dei singoli eventi, il 72% può fornire dati di produzione dei rifiuti, il 48% di consumo energetico e il 34% di consumo idrico. Tutto questo lavoro di certificazione ovviamente si ottiene sempre grazie alle risorse investite e al team di lavoro dedicato. Certificazione che diventa centrale anche a livello economico, perché la location non si dimentica di essere società creatrice di business. E allora il 90% dei centri congressi ha ottenuto, o sta lavorando per ottenere, certificazioni specifiche di sostenibilità edilizia, mentre il 59% acquista energia proveniente da fonti rinnovabili (prevalentemente dall’eolico) e il 42% produce autonomamente parte dell’energia necessaria attraverso pannelli solari. Ma non solo: il 33% dei luoghi studiati ha “tetti verdi”, attrezzati cioè con piante o giardini pensili, e tra le strutture prese in esame ce ne sono un paio che hanno addirittura installato alveari per la produzione del miele, mentre il 30% dei centri congressi produce autonomamente frutta o ortaggi che utilizza per il proprio servizio catering. Risparmio proprio ma anche opportunità di risparmio per gli ospiti: il 93% dei centri congressi è raggiungibile con i trasporti pubblici, inoltre l’87% dispone di postazioni per il parcheggio delle biciclette e il 65% ha stazioni di ricarica per le auto elettriche a disposizione di dipendenti e delegati.
Puglia. From meeting to solidarity
Bari si candida fra le prime città del sud a diventare destinazione “smart” per i meeting, adottando specifiche pratiche di sostenibilità. A dare la notizia al quotidiano “Il Tempo” è stato il delegato Puglia di Federcongressi&Eventi, Maddalena Milone, in occasione di un incontro formativo e informativo per la filiera congressuale barese su “L’industria dei congressi nelle strategie di attrattività”. «L’Osservatorio italiano dei congressi e degli eventi “Oice», ha dichiarato Milone, «conferma che la maggior parte dei congressi si tengono al nord; questo significa l’ opportunità per Bari e per la Puglia di intercettare una domanda in crescita; la regola infatti è che la maggior parte dei congressi non si svolgono due volte nella stessa destinazione. Vogliamo crescere, dunque, ma soprattutto vogliamo crescere fra le prime città italiane del sud in connubio con l’impegno per la sostenibilità: nei due congressi internazionali che si terranno a Bari quest’anno faremo un primo passo in questo percorso green partendo proprio dal cibo, per diminuire lo spreco degli alimenti: porteremo avanti il progetto “Food for good, from meeting to solidarity”, che consente di recuperare il cibo avanzato in occasione di un evento e di donarlo a enti caritatevoli». «La sostenibilità», fa eco Maria Cristina Terenzio, consulente strategico di Marketing digitale e sostenibilità per la Meeting industry, «abbraccia un campo ben più vasto, sia sociale che economico, richiamando alla responsabilità non solo il singolo individuo ma anche le organizzazioni e le imprese, in modo particolare quelle del settore che, per vocazione, spostano persone e idee, impattando in modo rilevante sul territorio».
Le dieci regole dell’evento green
Non importa se si tratta di un meeting, di una convention o di una kermesse. Le linee guida da seguire quando si vuole organizzare un evento il più possibile sostenibile sono quasi sempre le stesse. A spiegare queste buone pratiche è Legambiente che, con il diffondersi di una coscienza più sensibile alle tematiche ambientali, ha studiato un decalogo di linee guida semplici ma estremamente efficaci.
- Utilizzare prodotti a chilometro zero
- Prediligere piccoli fornitori locali per ogni tipo merceologico
- Preferire prodotti biologici
- Operare la raccolta differenziata sia durante l’evento che nel post-event
- Utilizzare stoviglie completamente biodegradabili
- Servire acqua in brocche di vetro
- Promuovere uno stile di vita sostenibile
- Invitate i partecipanti a raggiungere l’evento con mezzi pubblici o biciclette
- Regalate un omaggio agli invitati arrivati in bici
- Piantare alberi per azzerare le emissioni di anidride carbonica prodotta
A ciò poi si aggiunge che quando se ne ha la possibilità bisognerebbe utilizzare tecnologie ad alta efficienza energetica e sfruttare fonti di elettricità pulita.