Zygmunt Bauman, sociologo e filosofo polacco di origini ebraiche. scomparso lo scorso 9 febbraio all’età di 91 anni, è stato tra i relatori d’apertura del meeting Erickson 2015; tre giornate di dibattito e confronto su cambiamenti e innovazioni richieste al sistema scolastico, da parte una di una società segnata da flussi migratorie e processi di confronto e integrazione tra differenti culture. Cinquemila insegnanti erano arrivati da tutta Italia al Palacongressi di Rimini per ascoltare il suo intervento sul tema proposto agli educatori delle scuole del nostro Paese. Il grande sociologo teorico della società liquida e di una visione della modernità che fa della perdita del valore di comunità e di valori condivisi uno dei suoi elementi centrali, aveva affrontato il problema con un approccio in grado di leggere con chiarezza gli effetti della globalizzazione anche all’interno del sistema scolastico. Un messaggio contro la paura e la diffidenza verso lo straniero, per Bauman evidente specchio della nostra paura e ansia per un futuro di cui non leggiamo contorni e prospettive. «Il meeting Erickson 2015», spiega la direttrice della Event & Conference Division di IEG - Italian Exhibition Group spa, Stefania Agostini, è stato uno degli appuntamenti culturali di maggiore rilievo ospitati da Rimini negli ultimi anni. Insieme a Bauman erano intervenuti personaggi straordinari come il filosofo francese Edgar Morin e lo psichiatra e psicoterapeuta italiano Gustavo Pietropolli Charmet, per di più in giornate segnate dalla notizia dei tragici attentati del Bataclan e di cui tutti loro offrirono la interpretazione il nostro ricordo va quindi a un pensatore che ha offerto un contributo straordinario alla capacità di tutti noi di leggere il nostro tempo e di sapere interpretarlo e che siamo stato lieti e onorati di accogliere nel nostro Palacongressi. È ancora vivido in noi l’appello rivolto agli insegnanti per una scuola luminosa, inclusiva, che sapesse valorizzare tutte le differenze, di tutti gli alunni. Uno dei momenti culturali più alti che la nostra città abbia mai ospitato».

